giovedì 5 maggio 2011

McCrisi

Grazie all'America il mondo intero sta con le pezze ar culo.
Così ho deciso di vendicarci tutti affossando il grande colosso dell'economia americana:
McDonalds.
Quelli nella foto qua sopra sono i famosi "guardiani alle porte". 
Il mio primo giorno di lavoro sono stato accolto alla cassa da una giovane ragazza che odorava di ascella sudata.
Era la caporeparto. Mi ha chiesto: “Hai già lavorato da McDonald in passato?” 
No. Ma a lei ho detto: Sì.
Mi ha mostrato la sala del personale e mi ha detto di salire una volta indossata la divisa e dopodichè mi ha presentato un pò di gente che lavorava lì. Per lo più trentenni con una laurea in psicologia che non avevano trovato di meglio.

Non avevo voglia di pulire i cessi e prima che qualcuno mi chiedesse di farlo, ho detto: “Vado in cassa giusto per riprendere confidenza.”
Non avevo mai usato una di quelle casse in vita mia e lei mi ha chiesto: “Ti ricordi come funzionano, vero?” 
Senza risponderle, ho alzato gli occhi alla fila di facce affamate. 
Avevo di fronte un ragazzino peruviano con i capelli impomatati di gel a pinna di squalo sulla testa. 
Gli ho detto: "Hola, bienvenido, andale andale!"
Lui mi ha guardato con esitazione. 
Io l'ho fissato a lungo senza dire nulla.
Lui continuava a guardarmi, con quei capelli spaventosi.
A un certo punto, per riempire il silenzio gli ho detto di non prendere i pezzi di pollo.
Lui continuava a guardarmi immobile, mentre spiegavo che i McNuggets sono fatti di polli interi polverizzati e poi riammassati insieme—ossa, piedi, cervello, intestino, occhi, tutto quanto.
Dato che questi animali sono sempre tenuti in condizioni più che squallide, la loro carne risulta sempre essere piena di batteri.
Non preoccuparti però, gli ho detto. Viene tutto imbevuto in ammoniaca e “reinsaporito” artificialmente prima che venga a contatto col tuo raffinatissimo palato.
Storia vera.
Tra l'altro, amico peruviano coi capelli a pinna di squalo, se stai leggendo ora queste parole, tra una pettinata e l'altra, guardati questo video:
Prima che potessi finire di mettere in guardia il mio nuovo amico peruviano dai capelli orrendi, la caporeparto mi ha stretto un braccio e ha provato a trascinarmi fino in cucina. Grazie al cielo aveva tutti i muscoli pieni di mcschifezze e io no, così sono riuscito a liberarmi dalla sua presa e a scavalcare le casse per nascondermi tra i clienti. Cioè, ho scavalcato le casse, sono caduto a terra trascinandomi dietro un paio di vassoi e un casino di tovaglioli e solo allora mi sono nascosto tra i clienti.
Per fortuna indossavo la divisa del mcdonalds e così due ragazze se la sono bevuta quando ho detto che avrei dato loro un blocchetto di buoni sconto se si fossero lasciate scattare una foto:
Quella che fa il tricheco con le patatine fritte si chiama Simona, ma non vi dico il cognome perchè ha già troppi amici su facebook e non ne vuole altri. Quella a destra invece non mi ricordo, ma comunque se la tirava un pò troppo e così mi sono trovato costretto a dirle che la coca cola nel distributore, oltre ad annacquarla, la riempiamo di sputazzi e starnuti.
Siamo rimasti fermi, guardandoci per un paio di secondi. Ho avuto il tempo di guardarle le tette. Nella norma.
Poi lei ha trovato il coraggio di chiedermi: "Ma davvero fate sto schifo?"  
Le ho detto: "Forse no. Ma la coca cola ti fa male lo stesso, resta comunque una schifezza e ti gonfia la pancia." 
E lì mi sono accorto che la caporeparto stava parlando con i tipi della sicurezza e sono tornato in cassa.
“Salve, benvenuti da McDonald’s” ho detto, con voce più alta e più chiara di prima. Il posto iniziava a riempirsi, e io avevo davanti un paio di adolescenti tamarri pieni di anelli. Tipi strani.
Tutta colpa dei "guardiani alle porte" che ormai stavano lasciando passare cani e porci.
I ragazzetti tamarri volevano ordinare non so cosa, mentre li ignoravo completamente e per nessun motivo, gridando: “FORZA RAGAZZI, VELOCI QUANDO ORDINATE!”
Alla fine mi hanno fatto pena e ho detto: “Oggi vi faccio un panino nuovo. Si chiama McCoatto. È semplicissimo da fare."
Ho ficcato un McChicken dentro un doppio Cheesburger, et voilà, delizioso:
“Ma io voglio un BigMac” ha risposto uno di loro.
A quel punto ho perso la pazienza e gli ho detto di levarsi dalle scatole che stavano bloccando la fila. Ho strillato: "IL PROSSIMO!!!"
Prima che potessi rendermene conto, la caporeparto era dietro di me, assieme a quelli della sicurezza.
“Cosa diavolo stai facendo?” mi ha detto.
“Sto solo facendo vedere a questi ragazzi come fare un McCoatto” le ho risposto con tono rilassato e senza dar peso alla sua visibile esasperazione.
“NOI NON LO VOGLIAMO STO SCHIFO DI MCCOATTO,” hanno sbraitato i coatti, gesticolando violentemente. Per un attimo ho temuto che quello più vicino a me perdesse il piercing al naso, tanto si stava agitando.
“Non ci metterò molto, volevo solo aiutare i clienti. Nelle foto i panini sono enormi e invece poi gli vendiamo sti cosi microscopici!” ho detto. "Non è corretto nei loro confronti. Si può finire in galera per questo. E' pubblicità ingannevole, una truffa bella e buona."
“CHIAMATE I CARABINIERI! CHIAMATE LA POLIZIA!” Gridava febbrilmente la caporeparto. Ormai aveva sbroccato di brutto.
“Non puoi chiamare la polizia solo per un panino nuovo,” ho cercato di spiegarle. “Specialmente quando si tratta di un panino così delizioso". 
Dopodichè ho sussurrato: "Penseranno che sei pazza. Non è buona pubblicità per l'azienda.”
“BASTA! HAI SUPERATO IL LIMITE! VATTENE! SEI LICENZIATO!” è esplosa.

TOTALE DI ORE IN IMPIEGO: 35 MINUTI, 12 SECONDI.

Questi qua sopra sono due ragazzi tamarri del gruppetto di cui parlavo prima. Gli ho fatto una foto uscendo, così sapete come immaginarveli. Per qualche motivo uno dei due ha delle sopraciglia stranissime e sono convinto sia colpa del formaggio sintetico dentro i panini.
La scala per arrivare alla stanza del personale sembrava più luminosa e più breve di quando l’avevo salita poco prima. Una sensazione di sollievo mi ha riempito il corpo mentre immettevo il codice di sicurezza per entrare. E' stato bello dare il mio contributo per pareggiare i conti con l'America.
Eroe non è il termine più adatto, ma è il primo che viene in mente.

martedì 3 maggio 2011

DROGHE ALTERNATIVE BASTARDE

Posso smettere quando voglio. Davvero.
Gordon Ramsay: Cucine da Incubo è uno show stupido, ma così stupido che da un paio di settimane sono entrato nel tunnel e non so come uscirne. Quando accendo la tv spero di trovarlo e di lasciarmi mungere ben bene il cervello. Un bel massaggino shiatsu al cervello. Una goduria pazzesca.


Ecco, il vecchiaccio con i capelli tinti biondi nella foto, lui è Gordon. Il mio eroe.
Stando a quanto dice la sua pagina di Wikipedia, questo genio delle padelle è diventato stramega miliardario facendo quello che tua nonna ha fatto per una vita, ovvero tingersi i capelli. E cucinare.
Facile facile.
Vi spiego come funziona.
Delle vecchie vedove ricche prive di un qualsiasi briciolo di spirito imprenditoriale investono tutto in squallidi ristoranti dove nessuno ha voglia di andare a mangiare.
I ristoranti falliscono.
Le vecchiacce muoiono alcolizzate e sole.
A meno che...
In Gordon Ramsay: Cucine da Incubo, Gordon (se vi ricordate quante volte è comparso il nome Gordon da quando avete iniziato a leggere, senza tornare indietro a controllare, complimenti! Avete un'ottima memoria per roba inutile tipo questa!) scova i ristoranti, litiga con il cuoco, litiga con i camerieri, litigia con il manager, litiga con l'arredamento del locale, si tinge i capelli, litiga di nuovo con il cuoco, e alla fine salva il locale e le flaccide chiappettine delle anziane vedove aristocratiche, grazie a un paio di ricette a cui nessuno aveva mai pensato prima.
Alla faccia della Parodi.

 

Ecco, nella foto qui sopra il nostro amico Gordon è visibilmente terrorizzato da un negro.
Ad ogni modo, avete presente quell'episodio di South Park in cui il padre di Stan rimane alzato fino a tardi per guardare di nascosto programmi di cucina in tv? Peggio della dipendenza da pornografia?
Ecco. Io posso smettere quando voglio.
No, davvero...
E ora, vado su questo sito.

lunedì 2 maggio 2011

DIMMI COME TI CHIAMI, E TI PRENDO PER IL CULO.


Se stai per metterti a leggere evita. Che poi t'offendi.
Grazie al blog che si apre quando clicchi sulle scritte rosse, e grazie a quella specie di grande mostro ingoia-persone che è Facebook, tutti quei personaggi che da sempre popolano il mondo delle barzellette sono finalmente diventati realtà: i vari Irina BotkinaJudy Morales o Katsuto Masuda hanno finalmente un volto, degli amici e delle passioni, o meglio degli “interessi.” Spero davvero che tu sia uno di loro e che magari ti chiami Kemal Cacar.

Ad ogni modo, se sei 'sto tipo qua ti prego, diventiamo amici. Sai, li sto collezionando. Come le figurine.

domenica 1 maggio 2011

VINILE, LIMORTACCI TUA.


La morte è una bella seccatura. È persino peggio che aprire il frigo e scoprire che quello stupido del tuo coinquilino ha bevuto tutto il succo di frutta rimasto. Ma mentre ti stai grattando, sappi che, ringraziando il cielo, la scienza ha trovato un modo per mantenere lo spirito delle persone che ami vivo per sempre, sotto forma di 33 giri.
Per il modestissimo prezzo di 4.000 euri, And Vinyly trasformerà miracolosamente le ceneri del tuo cagnolino, di una persona, o anche di eventuali parti del corpo, in un vero disco.  
E con una quota aggiuntiva, incideranno della musica sui tuoi resti terreni in vinile. 
Per quelli di voi che fossero interessati a fare un dj set con le proprie ceneri, ricordatevi che la lunghezza massima della playlist da incidere è di 24 minuti, e che quindi dovrete riuscire a scegliere solo cinque canzoni. Ecco le 5 scelte da me.